Il salvataggio dei tesori custoditi a Montecassino
Dopo lo sbarco degli alleati, preoccupazione destò la sorte del patrimonio culturale coinvolto nel conflitto. Già da tempo erano stati individuati alcuni siti sicuri, tra cui l’Abbazia di Montecassino, dove mettere in salvo le opere d’arte.
Il 14 ottobre 1943 si presentarono all’abate Diamare due ufficiali tedeschi della divisione “Hermann Göring” ̶ il tenente colonnello Schlegel e il capitano medico Becker ̶ con l’ordine di trasferire il patrimonio culturale a Roma.
Tra il 17 ottobre e il 3 novembre del 1943 partirono i convogli, divisi in due blocchi: il primo con i beni ‘privati’ del monastero; il secondo con quelli di proprietà dello Stato (tra cui circa 180 casse dai musei napoletani e documenti d’archivio), che furono portati al Centro di raccolta delle opere dell’Italia centro-meridionale, a Spoleto, e il 10 dicembre del 1943 trasferiti a Roma.
Il 4 gennaio del 1944 i tedeschi organizzarono, a Piazza Venezia, una riconsegna delle 180 casse provenienti da Napoli, ma venti di queste erano scomparse.
Tra le opere mancanti figurava la Danae di Tiziano che ricomparve in Germania come dono di compleanno a Göring.
Al termine della guerra, Rodolfo Siviero e altri funzionari statali lavorarono con grande tenacia per riportare in Italia il patrimonio depredato. La Danae e altre opere furono intercettate in Austria e restituite all’Italia il 7 agosto del 1947.
Tra le collezioni trasferite nell’abbazia c’erano il Medagliere di Siracusa, la collezione del Museo Keats di Roma, l’archivio privato di casa Savoia, il Tesoro di San Gennaro di Napoli e, provenienti sempre dalla città partenopea, sculture e reperti di Ercolano e Pompei del Museo Archeologico Nazionale e importanti dipinti della Galleria Nazionale di Capodimonte e della Mostra d’Oltremare del 1941. Montecassino custodiva inoltre un patrimonio librario e documentario di grande importanza, composto da circa 70.000 volumi, tra cui preziosi manoscritti, codici miniati, incunaboli, divenuto di proprietà statale dopo le leggi di soppressione degli ordini religiosi post unitarie, nonché innumerevoli opere d’arte di proprietà dell’abbazia.
Il-Messaggero-19-febbraio-1944